Corigliano d’Otranto
origliano d’Otranto è uno dei 10 paesi della Grecìa Salentina e le origini del suo nome non sono certe. A Corigliano d'Otranto si parla la lingua grìka.
Il Centro storico che non ti aspetti.
Caterina - da Bolognai
Attualmente sono due le ipotesi: la prima afferma l’origine greca con “Chorion” che significa “piccolo villaggio rurale” e la seconda vuole che derivi dal nome di un centurione romano Corillius. Questa seconda ipotesi sembra quella più accreditata in quanto vi è la presenza, nell’abitato, di due piccoli quartieri, sottomultipli della centuriazione romana e che dovevano rappresentare il primitivo nucleo abitativo. A partire dal 1192, con Tancredi d’Altavilla, si susseguirono una serie di successioni e donazioni, prima agli Indrino, ai Sanfelice, poi i Ceppuy e i Trembay. Dal XV sec fu la volta dei d’Enghien, gli Orsini del Balzo e gli Aragonesi che poi la cedettero ai de’ Monti a cui subentrarono i Trani e i Pignatelli.
Monumenti artistici, di culto e militari:
Una delle più importanti testimonianze della cultura bizantina a Corigliano d’Otranto è stato il Cenobio Basiliano di San Giorgio, molto probabilmente fondato intorno alla prima metà del IX secolo, grancia (fattoria-convento) del monastero di San Nicola di Casole a Otranto. In questa abbazia era attiva una scuola di greco e uno scriptorium dove venivano ricopiati a mano i Codici più importanti e venivano inviati nelle biblioteche più importanti d’Europa. Di questa attività molto fiorente nell’abbazia, Umberto Eco dedica un ampio spazio nel “Nome della Rosa”.
La Chiesa matrice, dedicata a San Nicola, risale al XVII secolo, ma la particolarità è che il portale risale al secolo precedente (1573) ed è costituito da un arco a tutto sesto poggiato su due eleganti colonnette in stile rinascimentale. Accanto alla chiesa, un campanile che sembra ispirarsi al Campanile di Soleto risale al 1465. All’interno si nota subito un interessante pavimento musivo risalente al 1877 dove è rappresentato l’albero della vita, simbologia già presente nella Cattedrale di Otranto dove un più antico e il più grandioso pavimento musivo d’Europa, celebra appunto la vita con le sue debolezze e i suoi pregi.
Nell’attuale piazza San Nicola fino agli inizi del ‘900, dove oggi sorge una fontana di epoca fascista, vi era un tempio dedicato alla dea Vesta, dea del focolare domestico e venerata in ogni casa e il culto consisteva essenzialmente a mantenere acceso il fuoco sacro.
L’Arco Lucchetti con la sua complessa simbologia in stile tardo romanico con influenze orientali, sorge in un viottolo ed è l’ingresso di privato dell’atrio di un complesso di case a corte.
Bellissimo e particolarismo è il Castello militare de’Monti, fatto erigere agli inizi del ‘400. La struttura subì diverse modifiche e ammodernamenti nel corso del ‘500, ma la modifica più interessante risale all 1667, periodo in cui la facciata subì la più elegante delle modifiche ad opera dell’architetto Francesco Manuli. Inoltre, guardando la facciata, il torrione di sinistra è intitolato a San Michele Arcangelo, la cui effige è affiancata all’alegoria della “fortezza” e il torrione di destra è intitolato a Sant’Antonio Abate al quale si affianca l’allegoria della “temperanza”.
Irene Marchese
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