A Tavola con la Frisa: il vanto dei salentini
La Frisa Salentina
Piatto veloce, gustoso e sano. E’ la frisa salentina: una ciambella di pane biscottato senza buco di grano duro o di orzo può essere condita lasciando libera la fantasia dei commensali.
La frisa può essere accompagnata semplicemente da pomodoro, olio, sale e origano o basilico fresco, oppure, può rappresentare la “scusa” per metterci tutto ciò che la
fantasia suggerisce, come per esempio le conserve fatte in casa: sott’oli, sott’aceti, tonno, capperi, carciofi o ancora soffritti di peperoni, zucchine, melanzane ecc..
Insomma, nelle case dei salentini, la frisa è un ingrediente versatile in grado di rendere importanti e uniche le cene con gli amici e non solo, indimenticabili sono le frise, variamente condite e accompagnate da un buon bicchiere di vino, consumate in riva al mare al tramonto sulla costa ionica, dopo una spensierata giornata di mare!
Sembra che le frise abbiano origini antichissime. Alcune fonti storiche le fanno risalire al tempo delle Crociate per la Terra Santa,quando i soldati portavano con se nel loro viaggio per mare queste pratiche e leggere forme di pane che si potevano essere consumate morbide dopo averle inzuppate in acqua per qualche secondo. Inoltre, essendo biscottato, era pratico soprattutto perla sua lunga conservazione. Alcune fonti la attestano che la frise fosse base alimentare dell’esercito Bizantino.
Se vi trovate in vacanza nel Salento sarà impossibile non farsi tentare dalla prelibatezza di questa semplice, ma ricca e coloratissima pietanza!!
L’Eccellenza sulla tavola dei salentini: la friseddha
di Massimo Vaglio
Friseddhe, sarebbe questa l’esatta denominazione di questa sorta di pani biscottati, che in epoca più recente nella foga italianizzatrice del lessico sono stati riappellati anche frise e friselle. La prima delle due denominazioni posticce per quanto usata e abusata, è sicuramente una forzatura linguistica. Più giustificabile l’uso del termine frisella, che trova una ratio nel sollevare i non salentini dal difficile e spesso impossibile impegno di pronunciare il ddhr, suono cacuminale (invertito), caratteristico dell’idioma salentino, la cui verifica di una perfetta pronuncia è più efficace di un test del D.N.A., infatti per pronunciare alla perfezione questo suono bisogna arcuare all’indietro la lingua ripiegandola su se stessa, un’operazione che richiede un allenamento sin dalla primissima infanzia.
Oscura la loro origine, probabilmente erano il cibo dei navigatori e dei soldati, qualcuno le vuole originarie della Grecia da dove sarebbero giunte al seguito dei navigatori che pare le usassero come gallette. Sono delle ciambelle senza buco, di farina di grano, o di orzo, cotte intere, poi spaccate e lasciate biscottare nel forno a legna....continua a leggere..
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